Importante ripresa della lettera scritta a L’ALPINO dal ns. socio Nicola Croci nel 2015

“Ravanando” tra le cose scritte in merito agli Alpini, trovo questa del 2015, che ritengo ancora piuttosto attuale, riferita agli Ufficiali SMALP (Ex Appartenenti alla SMALP, per uniformarsi…).
Ve la posto, per vostra conoscenza.

Egregio Direttore, 

vorrei poter esprimere la mia opinione sull’argomento sollevato dal Signor Gianni Mattana nel n°10 de L’ALPINO, “in congedo siamo tutti…alpini”. Premetto che sono un allievo del 117° corso AUC della SMALP e a questa Scuola, al suo ricordo, sono legato in modo indissolubile. Innanzitutto la SMALP non è un reparto “elitario” né tanto meno una casta. La SMALP è stata soprattutto una scuola di vita che noi – volontariamente – abbiamo scelto. Abbiamo scelto un servizio di quindici mesi invece dei normali dodici; abbiamo scelto di sottoporci ad un addestramento più completo, più intenso, più duro. Ognuno di noi aveva propri motivi personali per scegliere questa strada: il mio era affrontare le responsabilità, sopportare non solo i carichi ma mantenere nel frattempo la necessaria serenità e lucidità per decidere per me e per le persone che avrei avuto l’onore di guidare. La nostra ricompensa sono state le stellette, che sul cappello sono rappresentate da una banda gialla e dalla nappina di metallo. La banda gialla non ce l’hanno chiesta indietro al congedo. Quel segno rimasto sul cappello è, nelle sfilate, il ricordo della nostra scelta, la nostra espressione dell’appartenenza ad una tradizione, l’interpretazione del nostro senso del dovere. E’ anche, per molti di noi, il simbolo della dedizione alla Bandiera, alla Patria e al nostro Esercito. E’ il rispetto per i Reduci, per gli Anziani – con o senza barba bianca – per tutti i soldati impegnati in missione. Ecco perché alcuni di noi sfilano insieme ricordando la Scuola, così come la Protezione Civile sfila con la propria tuta, I Paracadutisti Alpini indossano come simbolo di appartenenza gli stivaletti da lancio. Per alcuni di noi il servizio non si è concluso con il congedo, ma continua attraverso la nostra dedizione ai valori che proprio alla Scuola Militare Alpina abbiamo imparato. Credo che l’ANA, essendo prima di tutto un’associazione d’Arma, dovrebbe ricordare con più orgoglio le istituzioni prestigiose che il nostro Corpo può vantare, e non nascondersi dietro una sospetta quanto vaga uguaglianza, che nulla ha da spartire con lo Spirito di Corpo e con l’Alpinità, valori nei quali noi, da Ufficiali, per primi ci riconosciamo. 

Con Rispetto
Nicola Croci

6 pensieri riguardo “Importante ripresa della lettera scritta a L’ALPINO dal ns. socio Nicola Croci nel 2015”

  1. Scusate, ma sembra che questa pseudo polemica sia sorta allorquando alcuni ex allievi AUC hanno pensato di sfilare alle adunate nazionali fuori dai gruppi territoriali e con una propria divisa di “distinguo”. Non trovo niente di scandaloso.
    Io, non avendo trovato posto nel 47° corso AUC, sono stato inviato ad Aosta per il 17° corso ACS e quindi trattenuto alla SMA (così si chiamava allora. Poi si accorsero che lo stesso acronimo veniva usato per Stato Maggiore Aeronautica e venne tramutato in SMALP) per continuare nell’addestramento dei nuovi scaglioni. Nei 10 mesi successivi, come potete immaginare, ho rivissuto altri 2 corsi.
    Ecco perché come autentico appartenente della SMALP suggerirei a tutti di non scivolare nella retorica, supponenza, disfattismo e ostentazione che si percepisce in certi interventi. Quella scritta alla fine del C.A.G.S.M. (per chi non lo sa: campo di addestramento ginnico sportivo militare) ai miei tempi non esisteva perché sarebbe stata repentinamente cancellata. SIAMO ALPINI …ci vediamo a Trento.
    Mario Zotta

  2. Sono anch’io un allievo della Smalp, ma dopo aver letto la lettera di Nicola Croci ho provato un senso di amarezza profonda. Amarezza profonda perchè probabilmente solo oggi mi rendo conto di quanto la Smalp a molti di noi abbia trasmesso un messaggio sbagliato. I 15 mesi trascorsi ad Aosta sono stati indubbiamente belli forse perchè magari coincidono con la giovinezza, ma non hanno niente a che fare con ideali di Patria, stili di vita, o valori non megli identificati. Abbiamo fatto la naia nel Corpo degli Alpini e di questo andiamo giustamente orgogliosi. Ma forse più che per altri motivi quello che, almeno nel mio caso, mi rende orgoglioso di essere sìtato un Alpino è il fatto che ho imparato cosa sia l’amicizia, l’altruismo, l’orgoglio della fatica. “Aggettivi” questi di cui vanno sicuramente orgogliosi tutti i compagni Alpini compresi quelli che non sono passati per la Smalp. Ricordo all’amico Croci che ai miei tempi la scritta che dominava l’uscita per il percorso di guerra era dominata da una frase di cui nessuno ha mai conosciuto l’autore e che nessuno, non so perchè, ha mai voluto cancellare, che recitava: Smalp luogo dove il facile diventa difficile attraverso l’inutile.
    Cordiali saluti Valerio Bassotto (ACS 27° Corso)

    1. Sig. Bassotto, devo dire che leggendo la sua provo anch’io tanta amarezza.
      Si perché se si deve spiegare quali sono i ” non meglio identificati valori” che la Smalp ci ha trasmesso nel periodo colà trascorso….forse è meglio che smettiamo subito di parlarne.
      Mi rendo conto per alcuni la Patria sia solo un cosa del passato, ma per fortuna non lo è per tutti.
      MI rendo conto che lo stile di vita sia per altri uno sconosciuto, ed ora in Italia se ne vede sempre più il danno che la sua assenza provoca.
      Alla Smalp non ho fatto solo l’Auc ma mi sono fermato anche da Sten sia in 1^ che in 2^ Cmp: ebbene non ho mai avuto riscontro della frase da lei assunta a verità.
      Alla Smalp era certo difficile, ma per chi non era capace… per chi al giuramento si vantava di gridare “l’ho duro” invece che “Lo giuro”, per gli altri era una sfida impegnativa, un allenamento ad una vita successiva.

    2. MEGALOMANI. Ecco quello che siete, allora visto da questo punto sia gli Ufficiali e Sottufficiali suddivisi per grado, secondo VOI devono sfilare divisi gli uni dagli altri? Sempre secondo il vostro metro VOI siete diversi e pretendete che sia ben chiaro il vostro stato? a me sembra già che il baffo sul cappello sia più che sufficiente come distinguo se proprio volete dagli altri Alpini.Tengo a precisare di aver frequentato la S.M.A nel lontano gennaio 1966 10° corso A.C.S. e tutti i miei compagni dei quali ne ho rintracciati ben 57 la pensano come me . compreso il nostro capitano Giovanni Papini (ora Generale di Brigata).
      (N.B. come vedete per NOI, e sempre il nostro CAPITANO e così vuole essere chiamato.

      Lorenzo Durante
      10° Corso Allievi Comandanti di Squadra
      3^ Compagnia 3* plotone 7* Squadra
      Armi d’accompagnamento ( Cannoniere, Mitragliere, Bazucchista)
      9 gennaio 1966 entrava alla Cesare Battisti per uscirne Caporal Maggiore 12 giugno 1966

      1. Egregio Durante,
        sembra quasi che ci si debba vergognare di avere fatto gli AUC… Con tutto il rispetto, mi sembra che lei abbia frainteso il senso della mia risposta, indirizzata a chi dà fastidio che ci si ricordi della SMALP, di cui lei fa parte come noi senza alcuna distinzione.
        Non è che non voglia sfilare con lei in quanto sottufficiale: io lei non la conosco e dovendo scegliere preferisco sfilare a fianco dei miei compagni, non me ne voglia per questo. Si sfila per corsi. Punto.
        Rispetto: ecco, questo è quello che lei non vuole riconoscerci: non è “megalomania” ma piuttosto un’idea paranoide di “uniformità”; in realtà TUTTI noi siamo Alpini senza distinzione, ma guai se io non potessi ricordare le mie esperienze, come lei le sue, come gli alpini le loro, i “MAISTRAK” pure, gli artiglieri anche, perché allora butterei il cappello!
        Se devo poi sfilare con gente con la quale non ho nulla da spartire PER INFINITI MOTIVI DI CUI NON HO VOGLIA DI DISCUTERE QUI, alle adunate non ci vengo più. Perché adunarsi significa ricordare: ricordare i caduti, la nostra Storia, ricordare il passato, sognare di essere ancora in caserma, coi tuoi alpini o coi tuoi compagni di corso. Mi darà ragione, se questo viene più facile con qualcuno che ha vissuto le tue stesse esperienze. O no?
        Spero di poterla incontrare di persona e chiarire questi concetti che credo non abbiano bisogno di toni esasperati quali quelli che lei ha espresso nella sua risposta.

    3. Caro Bassotto, se lei ha visto la SMALP attraverso la lente di quella frase sul percorso di guerra, mi chiedo francamente cosa la ha spinta ad iscriversi a questa Associazione. Per me, chi ha scritto quella frase non ha capito nulla della Scuola e della sua funzione. Quello che lei dice siano i veri “aggettivi” (valori, semmai) sono facilmente fruibili anche nello scoutismo o nell’associazionismo parrocchiale. Ecco, se lei ha preso la SMALP per una sorta di campeggio delle giovani marmotte, posso capire che le siano sfuggiti alcuni valori che stenta oggi come allora ad identificare.
      Ci sono certo quelli che la Scuola non l’hanno mai digerita e l’hanno rifiutata. Persone che ritenevano fosse un luogo di matti che ti imponevano regole (apparentemente) assurde e (apparentemente) inutili. Persone che nella vita civile hanno raggiunto poi posizioni di rispetto, innegabilmente. Quelli però, non ne vogliono più sentire parlare e nemmeno partecipano alle adunate.
      Poi ci son quelli come me. E grazie alla Smalp, sono tanti.
      La prego, ripensi a quel periodo e provi a ricordare se oltre a lei, c’era anche qualcuno che magari ha apprezzato la Scuola, che si riteneva un buon soldato e forse si è pure raffermato.
      O semplicemente, qualcuno che si emozionava all’alza bandiera.

      Con Rispetto

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