In ricordo del Gen. Vincenzo Lombardozzi

Nell’inverno del 1983 mi apprestavo a diventare Comandante di Compagnia in S.V. della C.C.S. dell’allora REPA.CO.TRA della B.A.Ta (questi acronimi sono per pochi…), quando in un fresco mattino di gennaio, all’alzabandiera, il Col. Vincenzo Lombardozzi si presentò a truppe schierate, approfittando di una rara occasione in cui la Compagnia era abbastanza al completo.

Un omone, almeno 1.90, con una voce baritonale profonda e potente, che una cassa toracica da sportivo stentava quel giorno lì a trattenere.
Con un sorriso mal celato, che lottava con l’obbligo di marzialità imposto dalla stazza e dall’essere un Ufficiale Superiore degli Alpini, responsabile delle attività sportive della Brigata, urlò: chi di voi sa sciare?
Il fresco dell’aria si trasformò in una sensazione di gelo, quando la sua voce rimbalzò tra i portici della Montegrappa in un silenzio irreale: nessuno rispose.

Mi ci vollero alcune settimane per capire il perché. Finita l’eco – parecchi secondi – il giovane sottotenente che ero (avevo 22 anni), preso da
un insieme di dovere e di pietà, rispose con un ‘Comandi, Sig. Colonnello!’ che decretò la mia condanna provvisoria. Mi spedì a Bousson, alla Caserma Monginevro, affidandomi ad un sottufficiale, di cui non ricordo più il nome, che aveva per missione di trasformare il giovane sottotenente con
qualche garetta di slalom gigante alle spalle in un prode rappresentante della Taurinense, in biathlon, ai CASTA. In una settimana.

Se con la cal. 22 le cose non erano così drammatiche, il mio rapporto con lo sci di fondo non solo era inesistente ma, anzi, ho sempre guardato allo sci di fondo come a uno sport da masochisti che, anziché comodamente sfruttare la forza di gravità, decidono di sfidarla con stretti sci e interminabili racchette. Il maresciallo capì rapidamente di non avere speranze e ne informò il Colonnello che, anziché rivoltarmi come un calzino, mi disse beh…adesso sei distaccato su per una settimana…goditela sui Monti della Luna, ché in divisa non paghi.

È stato in quel momento che il Generale Lombardozzi ha dimostrato di essere quello che per molti di noi è stato: un Alpino completo, che ascolta, decide rapidamente, rispetta il prossimo, accompagna. Un vero Signore.

Ora ho sessant’anni e se ci incontrassimo in caserma non riuscirei più a darti del “Comandi”, caro Vincenzo, perciò ti saluto normalmente e ti auguro un buon viaggio.

Anche lassù sono sicuro che si faccia sport, quello che ha fatto di te un grande Ufficiale e un grande Uomo.

Ciao, Colonnello!

 

 

 

 

 

 

Ten. Jean-Claude Passerin d’Entrèves
107° Corso A.U.C. – SMAlp

 

2 pensieri riguardo “In ricordo del Gen. Vincenzo Lombardozzi”

  1. Confermo a distanza di 40 anni le sue parole in ricordo del Generale Vincenzo Lombardozzi e la ringrazio per avermi ricordato la sua figura. Nel febbraio del 1981 arrivai da recluta al reparto Trasmissioni della Caserma Montegrappa di Torino. Dopo qualche giorno il Generale mi vide sotto i portici della Caserma e vista la mia altezza mi chiese se giocavo a basket o pallavolo (ricordo ancora che era una sua grande passione). Io terrorizzato dalla sua presenza gli risposi che giocavo a basket e allora mi propose di andare a fare un’esercitazione Nato in Portogallo aggregato alla 40esima batteria di Rivoli, dove si sarebbe svolto anche un torneo di basket. Naturalmente accettai l’invito, ma ho ancora davanti a me l’immagine di questa persona che pur essendo la figura con il grado più alto nella struttura si rapportava con una recluta nella maniera più umana e cordiale possibile, come un padre con i suoi figli. Mi dispiace davvero e che riposi davvero in pace.

  2. Non posso dire altro che grazie delle sue bellissime parole! Ci aiuteranno a superare questo triste momento reso ancora più triste dal fatto di non essere riusciti a salutarlo come meritava.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.