Alpini, SMALP e storia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il bellissimo racconto dell’esperienza di Nicola Croci alla Scuola Militare Alpina di Aosta. Buona lettura! 🙂

Avevo forse 10 anni quando con mio padre, alpino, partecipavo ad una festa di gruppo che allora, senza tutte le pastoie burocratiche e sanitarie che sarebbero arrivate in seguito, si teneva in modo assai rustico alle falde della nostra “montagna”: la Pietra Nera di Pellegrino Parmense. Era molto suggestivo, spartano, e tra quelle poche rocce alla mia età si aveva comunque la sensazione di altitudine, di maestosità.

Comunque fosse, a mio fratello e a me non mancava in testa il Cappello, ed il portarlo stimolava la fantasia. Pensare di diventare alpini a dieci anni non lo decidi tu, perché non sai e non conosci se non gli aneddoti che il papà scambiava a tavola con gli amici, ascoltati magari di nascosto facendo finta di giocare.

Penso che, forse, fu quel piccolo cappello da congedante, la sua pressione sulla fronte o forse il vento che agitava la penna, l’odore del feltro sudato, o semplicemente fu una “chiamata” mistica, a farmi decidere. Chiamata personale, perché mio fratello rimase indenne e andò poi nei Carabinieri.

Un’altra volta incontrammo sui sentieri della Val Gardena un gruppo di Alpini che stavano rimettendo in sesto una mulattiera. Le loro tute mimetiche e l’ambiente intorno crearono un cocktail irresistibile ed il risultato fu che scrissi allora, nella mia mente, il titolo di un capitolo tra i più importanti della mia vita: “SERVIZIO-MILITARE-IN-MONTAGNA”.Ecco qui. Il contenuto sarebbe stato sviluppato più avanti, a tempo debito. Ma intanto avevo messo ipoteca.

Il seme si piantò a fondo, così a fondo che fino a 24 anni rimase addormentato finché, durante l’Università, decisi di provare la strada della Scuola per Ufficiali come già avevano fatto mio zio del 39°AUC e mio cugino del 98°. La decisione era presa.

Cosa sapevo di alpini? Ero cresciuto in una famiglia con una certa tradizione di penne nere: mio padre ed altri della famiglia; il “Nonnone”, Artigliere Alpino durante la IIª GM, vivo ormai solo nei ricordi di mia madre. Ovviamente nella biblioteca di famiglia non mancavano i libri di Bedeschi, Rigoni Stern ed altri… La scuola sarebbe stata per ufficiali, quindi sarei stato trattato coi guanti bianchi, con la deferenza dovuta al rango ed al compito che mi spettava, servito e riverito insomma…

Il resto è una storia che tutti quelli che hanno frequentato la SMALP conoscono, con poche differenze che sono poi quegli aneddoti che ci scambiamo, vantando magari il proprio corso come il più duro di sempre. Portare il Cappello Alpino è entrare nella storia che per la maggior parte di noi -fortunatamente- è storia di pace. Storia di rispetto, per coloro che hanno dato la vita sotto le armi e hanno fatto grande il Corpo degli Alpini. Credo che cercare di essere degno di tale eredità sia stato impegno di tutti, soprattutto nei momenti di sofferenza causa freddo, stanchezza, punizioni, mancanza di sonno… sciocchezze in confronto a chi aveva fatto le guerre.

Frequentare la SMALP significava in più assumersi maggiori responsabilità diventando comandanti di uomini. Non fu mai una passeggiata. Non ci furono molti momenti di relax concessi dagli istruttori. Eppure, questa esperienza a tratti onirica, questo arrancare in un tubo nero dove la luce si vedeva qualche volta e molto più spesso no, dove la vita cosiddetta “civile” spesso diventava un ricordo virato seppia ed incominciavi a provare uno strano affetto per “Maria Grazia” e le gallette di Maddaloni, questa esperienza dicevo, ha segnato e continua a segnare la nostra vita. Questa è la verità.

Proviamo nostalgia. Il passaggio alla scuola è stato così profondo che per anni abbiamo rievocato quella atmosfera per ore ed ore con amici spesso annoiandoli se non erano alpini, o increduli, se non erano passati dalla SMALP; abbiamo suscitato le gelosie di morose e mogli che ci hanno visto frementi ed entusiasti ogni qualvolta si avvicinava un’adunata nazionale o un semplice ritrovo tra commilitoni, per l’energia inedita che in quelle occasioni riuscivamo (e riusciamo, tuttora) a sprigionare…

Non c’è quindi da stupirsi se già dal ’57 si crea un’associazione che ha proprio lo scopo di ricordare questa splendida esperienza della Scuola Militare Alpina. Prima solo come gruppo di amici, poi come vera e propria Associazione legalmente costituita il 7 Settembre 1990.

Sono i Nonni, i Padri della SMALP essendo allievi dei primi corsi Sottufficiali e Ufficiali. Da loro nasce lo striscione SCUOLA MILITARE ALPINA, diventato in seguito EX APPARTENENTI SMALP.

Il loro scopo è uno solo ed è quello di dare continuità fino all’ultimo respiro a questa gloriosa istituzione del nostro Esercito, famosa ben oltre i confini nazionali per la sua serietà per la sua professionalità e completezza nell’addestramento. La SMALP è storia delle nostre Truppe Alpine, ne è complemento e parte insostituibile ed essenziale e noi alpini abbiamo necessità della nostra storia per sopravvivere. Se questa viene interrotta o mutilata, gli alpini muoiono.

Noi che siamo membri a pieno titolo di questa istituzione, abbiamo un obbligo morale nei confronti della SMALP, che potrebbe esprimersi dando il nostro contributo affinché questa splendida tradizione non cada nell’oblio, partecipando alla sfilata dietro lo striscione della Scuola ed iscrivendoci all’Associazione SMALPINI.

Dietro quello striscione c’è tutto l’orgoglio, l’onore e la gioia di aver vissuto l’esperienza della SMALP. Marciare con i propri compagni di corso come se fossimo di nuovo alla Battisti è condividere per la durata della sfilata la piacevole illusione di essere di nuovo alla Scuola, di rivivere la nostra preparazione a buoni alpini, sottufficiali ed ufficiali.

Sono convinto che se avessimo la possibilità di contattare tutti gli ex allievi e di far loro provare di nuovo l’emozione di stare insieme come allora, molti di quelli che se ne sono stati sempre a casa e non hanno partecipato mai alle adunate, verrebbero. E ritroverebbero una parte del loro passato bello da ricordare, ma non più nostalgico e malinconico perché l’esperienza si rinnoverebbe nel presente e, ne sono sicuro, creerebbe le basi anche per il futuro.

Nicola Croci

6 pensieri riguardo “Alpini, SMALP e storia”

  1. Ricordo come fosse adesso l’arrivo con il treno in Aosta, era notte. La prima cosa che notai fu la grande scritta in rosso COGNE, la seconda fu una voce stentorea che diceva:”Allievi inquadrati per tre pronti per andare alla CHIARLE, la Scuola Militare Alpina”.
    Il giorno dopo all’alba un suono di tromba (la sveglia) ci ha dato il benvenuto ed un ufficiale che poi scoprimmo essere l’ufficiale di picchetto ci intimò: Giù dalle brande. E così cominciò l’avventura del mio primo periodo di naja che trovai duro ma interessante. Tutti gli Allievi del 6° Corso appresero da subito le regole della SMALP e si impegnarono ad onorare con disciplina ed impegno ciò che la vita militare richiedeva. Ricordo con un velo di nostalgia ed un pò di rimpianto quei tempi anche perchè all’ora avevamo vent’anni. Al termine del Corso fummo destnati ai gloriosi Reggimenti Alpini dove abbiamo messo in atto ciò che avevamo appreso. Siamo sempre rimasti in contatto ed ora ci troviamo alle Adunate Nazionali ed ai Raduni Alpini sempre con stima, fraterna simpatia e buona amicizia indissolubile.

  2. a distanza di circa 57anni da che scesi dal treno intruppato con altri poi una feroce voce gridò “allievi in fila per tre al passo. da stasera siete alpini” non ricordo il nome ma era un bresciano. Siete alpini, era il battesimo. Ancora oggi porto con orgoglio il mio cappello con la spilla della SMA e non perdo occasione di raccontare la nostra storia nelle scuole e ricordare i sei mesi di addestramento che fecero di me come di altri uomini responsabili non solo nel tempo passato al reparto ma che è rimasto in noi come uomini responsbili altruisti generosi e taciti nel elcompiere il nostro dovere sempre. Concludo “un alpino è alpino per sempre”. 20 corso ASC Mario Guidotti

  3. piccolo appunto come si puo’ parlare della nostra bella Associazione senza menzionare con grande riconoscenza il nostro Comandante Campana Romano e il nostro caro Natalino Vezzoli

    1. E’ vero! Ma su di loro scrissi i miei primi pensieri dopo aver partecipato all’incontro di settembre, e con loro aver camminato verso il Rifugio Chaligne. Allora, se Natalino me lo permetterà, lo pubblicherò qui a parziale risarcimento per la mia grave mancanza

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.